UNA DOLCE REGINA DELLE SPEZIE

La Cannella "regina del Gusto"

L’antica arte dello speziale si racconta attraverso questo vetro da farmacia di inizi Novecento della collezione del Loison Museum. Il vasetto conserva ancora oggi il suo contenuto: polvere di Cannella Regina (Cinnamomum Zeylanicum).

La cannella, pregiata spezia originaria delle foreste dell’isola di Ceylon (Sri-Lanka) nell’Oceano Indiano, è nota anche con il nome di cinnamomo (dal greco kinnamomon) e fu tra le prime e più costose spezie ad aver solcato i mari per essere commercializzata nel mondo antico.

Arabi, Fenici, Egizi, Greci e Romani ne fecero un uso vastissimo e fu così richiesta da dare il nome ad una famosa Via delle Spezie: la cosiddetta Via del Cinnamomo.

Frequentemente citata nell’Antico Testamento come componente di oli, profumi e regali unguenti, il suo inconfondibile aroma dolce e avvolgente ne permise un uso variegato: dalle fumigazioni nelle cerimonie religiose alle ricette di medicina ai profumi.

Sin dal tempo degli Antichi Romani la cannella era impiegata anche per condire e aromatizzare i cibi e il suo uso si è protratto nel Medioevo nelle ricette tipiche agrodolci di quell’epoca.

Nel Rinascimento invece compare nei trattati di alta cucina dei maestri cuochi più raffinati e spesso la polvere veniva cosparsa direttamente sopra ai dolci o alle torte.

Cannella, chiodi di garofano, zenzero, zafferano, noce moscata e zucchero, queste le “spezierie” che distinguevano i banchetti delle nobili e raffinate corti italiane del ‘500.

I consigli di Bartolomeo Scappi, cuoco "segreto" dei papi

Bartolomeo Scappi, cuoco “segreto” al servizio dei papi e autore di uno dei più illustri trattati di cucina del XVI secolo, nel libro primo della sua “Opera” elenca le principali spezie che ogni Mastro Cuoco doveva tenere sempre fresche e ben custodite in cucina.

 

Al primo posto nella lista figura proprio la cannella, suggerita nella dose di 4 once.

 

Trovo per isperienza, che tutte le sorti di Spetierie essendo fresche che non passino l’anno, e rendano buon’odore, sono assai migliori, e meglio condiscono ogni sorte di vivanda, che le vecchie; e volendo d’una parte farne una compositione per adoperarla in diverse vivande a beneplacito, dirò la quantità, che di ciascuna ne va a fare una libra da poter adoperare come di sopra ho detto, e prima
cannella oncie 4 e mezza
garofani oncie 2
gengeuern oncie 1
noce moscata once 1
grana paradisi  oncie meza
zaffarano oncie meza
zuccaro oncie 1 “

 

B. Scappi, Opera. M. dell’arte del cucinare, Venezia, 1590, libro I, cap. 26.

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Borsa per spezie in uso nel ‘500. L’immagine è tratta dalla tav. XI di Opera di Bartolomeo Scappi in:

J. di Schino, F. Luccicheni, Il cuoco segreto dei papi. Bartolomeo Scappi e la Confraternita dei cuochi e dei pasticceri, Roma, 2007, p. 109, tav. XI.