Semplici, eleganti e raffinate, le cappelliere erano le confezioni regalo dei panettoni di una volta. Questi contenitori hanno visto evolvere la forma del panettone da focaccia bassa e schiacciata di metà Ottocento alla tipica cupola alta e soffice del secolo successivo, fino ad arrivare a quelle odierne, per lo più di latta.
Il Loison Museum annovera oltre un centinaio di esemplari, tra antichi e moderni, delle più celebri ditte dolciarie della nostra penisola.
Nell’Ottocento il panettone venne eletto prodotto di pasticceria e divenne vero e proprio status symbol dei borghesi.
Le cappelliere ci ricordano che la fortuna di questo dolce era legata alla sua lunga conservabilità, caratteristica che gli ha permesso di compiere lunghissimi viaggi oltreoceano.
La forma di questi contenitori si è conservata quasi identica nei suoi due secoli di vita, solo con alcune varianti che hanno fatto divenire le cappelliere talvolta squadrate e bombate agli angoli.
La pasticceria Baj e il suo panettone sono rinomati nella Milano ottocentesca e sono ricordati anche nelle memorie del futurista Filippo Tommaso Marinetti:
“Uso compensare con disegni di Sacchetti e panettoni i doni della fantasia. Sono ordinati nelle pasticcerie San Babila e Bai e partono per le città del mondo sì voluminosi numeri di “Poesia” impacchettati sul letto della mia camera ingombra di quadri ritagli di giornale e fotografie amorose”.