Le malghe di montagna erano le mete privilegiate per l’alpeggio e la lavorazione del latte.
Soprattutto nell’arco alpino, dove il pascolo era ed è tutt’oggi prevalentemente bovino, queste strutture hanno caratterizzato il paesaggio e l’economia delle comunità montane almeno fino al secondo dopoguerra.
La tradizione del burro e del formaggio fresco di malga è tornata oggi di grande attualità grazie al suo rilancio da parte dei presidi Slow Food e al desiderio di conservare pratiche millenarie della storia dell’uomo.
In tutto il Veneto si annoverano circa 700 malghe di cui il 37% è concentrato nella sola provincia di Vicenza.
Il burro o butìro, in dialetto veneto, era ottenuto con strumenti artigianali e questa zangola verticale è una delle tipologie antiche usate per le produzioni casalinghe.
E’ costituita da un contenitore cilindrico per la panna di affioramento rafforzato da due cerchi metallici e chiuso da un coperchio. Un bastoncello verticale funge da vero e proprio pistone e il movimento dall’alto in basso, ripetuto energicamente, permette alla parte liquida di aggrumarsi.
Il burro ottenuto veniva versato in appositi stampi di legno in cui erano incisi i fiori di campo dei pascoli alpini.